Ripartiamo! Discorsi per uscire dalla crisi | Franklin Delano Roosevelt

Titolo: Ripartiamo! Discorsi per uscire dalla crisi
Autore: Franklin Delano Roosevelt (Hyde Park, 30 gennaio 1882 – Warm Springs, 12 aprile 1945) è stato il 32º presidente degli Stati Uniti d’America. Finora è stato l’unico presidente degli Stati Uniti d’America ad essere eletto per più di due mandati consecutivi, vincendo le elezioni presidenziali per ben quattro volte (1932, 1936, 1940 e 1944), rimanendo in carica dal 1933 fino alla sua morte, nell’aprile del 1945. Larga parte della sua fama è dovuta al vasto e radicale programma di riforme economiche e sociali attuato fra il 1933 e il 1937 e conosciuto con il nome di New Deal, grazie al quale gli Stati Uniti riuscirono a superare la grande depressione dei primi anni trenta. Fra le sue più importanti innovazioni vanno ricordati il Social Security Act – con il quale vennero introdotte per la prima volta negli Stati Uniti d’America l’assistenza sociale e le indennità di disoccupazione, malattia e vecchiaia – e la creazione dell’Agenzia per il controllo del mercato azionario (SEC). (via wikipedia)
Anno di pubblicazione: gennaio 2011
Edizione: ADD editore, prima edizione
Curatore: Franco Regalzi
Numero pagine: 64
Costo: 5€ (libro); 2,99€ (ebook)
-> Consigliato: A tutti gli uomini politici, e a tutti i politici ingrati.


Pensare adesso a una politica sana, non macchiata da egoismi, ma orientata al bene comune, pare fuori moda. Ormai ci è difficile immaginare qualcosa di democratico, dove tutti i cittadini, ognuno per conto suo, possano partecipare collettivamente alla vita del proprio Stato, contribuendo fattivamente alla salute sociale ed economica, non solo col voto ma soprattutto col confronto. Quel che dico pare un sogno a molti di noi, o meglio un’utopia, qualcosa d’irrealizzabile; ancor più adesso in un periodo di crisi mondiale: crisi economica ed anche morale. Ora che nel mondo notiamo sempre di più lo squilibrio tra ricchezza e povertà, tra utilitarismo e umanità. La sfiducia generale allora è giustificabile, ma io penso non ammissibile. Grandi sognatori ci hanno aiutato a pensare un posto migliore, più umano. E non solo l’hanno pensato, hanno realmente applicato i loro sogni alla realtà. Uno di questi era un grande uomo, che amava prima di ogni cosa la gente, poi la sua Nazione, e che amava lottare, nonostante i tremendi sacrifici, per conquistare ciò che di diritto gli spettava e spetta ad ognuno di noi: una vita degna.

Quest’uomo altri non era che il democratico Franklin Delano Roosevelt, un vero politico, uno che descriveva la vita politica statunitense e mondiale al suo popolo attraverso conversazioni di facile comprensione, comunicando con franchezza non solo vuote parole, ma fatti, concreti e visibili. Un uomo che nonostante la crisi che colpì l’America ed il mondo, le seppe ridare speranza “coinvolgendola, come disse nel suo discorso di accettazione della candidatura, in una vera e propria «chiamata alle armi […] per vincere questa crociata il cui scopo è restituire l’America al suo popolo».” Perché armarsi di buona volontà lo si doveva per davvero, vista la crisi che si scatenò nel 1929 dopo il crollo della borsa di New York, crisi che interessò non solo gli Stati Uniti, ma tutto il mondo. I suoi effetti furono ben visibili quando molte banche chiusero i battenti, e fabbriche e negozi abbassarono le serrande, e la disoccupazione crebbe tanto da raggiungere i massimi storci.

In questo clima di grande sfiducia Roosevelt non poté che reagire dando giusta importanza alla comunicazione, non come mezzo per creare propaganda e costruire consenso attorno a sé, screditando gli avversari, ma piuttosto per creare quel dialogo e quel confronto con la popolazione, che sarebbero stati il primo fondamento per una fiducia reciproca. In quelle che furono chiamate “chiacchierate al caminetto” ovvero le tanto care “fireside chats”, Roosevelt si rivolgeva alla Nazione, attraverso la radio che sempre più spalleggiava i giornali e che ormai era entrata nelle case di ogni americano, per spiegare la crisi e le misure per combatterla, insistendo sull’importanza che ha ogni singolo contributo individuale. Nella sua prima chiacchierata diceva: “La felicità non consiste solo nel possesso di denaro, ma nella gioia che nasce dal raggiungimento di un risultato e nell’emozione data dallo sforzo creativo. La gioia e lo stimolo morale del lavoro non devono mai più essere dimenticati rincorrendo sconsideratamente profitti evanescenti. Questi giorni bui saranno valsi a qualcosa se ci avranno insegnato che non dobbiamo far gestire il nostro destino da altri, ma dobbiamo amministrarlo noi stessi.”. Era un uomo di parola e non solo di parole, dai suoi discorsi traspariva tutto l’amore che egli aveva per il suo Paese, ma per l’umanità tutta. Uscì dalla crisi, ne uscì bene, benissimo, tant’è che il suo mandato fu confermato per ben quattro volte consecutivamente, unico caso nella storia americana.

Ve lo avevo detto o no di continuare realisticamente a sognare?

Proprio perché di crisi se ne sono vissute e sempre se ne vivranno e di crisi mondiali a quanto pare ce ne sono già state, più di una, non c’è ragione di smettere di sperare. Abbiamo degli esempi concreti di persone che hanno dato loro stessi affinché potessimo vivere meglio, e ciò più che scoraggiarci dovrebbe incoraggiarci. Certo la situazione politica attuale è quella che è, se di politica ormai si può parlare, poiché si vede più egoismo che altruismo, ma ci siamo sempre noi giovani, che crediamo in una rinascita.

Concluderei esprimendo la mia gratitudine per questi uomini, per Roosevelt in particolare adesso, ed esprimendo i migliori insulti per chi va in giro armato di forbici a voler tagliare ali.

Alessandro Casile

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